venerdì 13 maggio 2016

BDSM

L'immaginazione sessuale è illimitata
quanto a prospettiva e a forza metaforica
e non potrà mai essere davvero repressa (...)
Specialmente adesso che il sesso sta diventando
sempre più un'azione concettuale, intellettualizzata,
lontana sia dall'affetto che dalla fisiologia,
si devono tenere ben presenti i meriti delle perversioni sessuali".

(Ballard, J.G., La mostra delle atrocità)




Nato negli Stati Uniti intorno al 1985, il BDSM nel suo insieme raccoglie centinaia di differenti pratiche e situazioni erotiche in cui un partner si abbandona alla volontà e alle fantasie dell'altro. BDSM rappresenta la fusione di quattro acronimi,:
Bd o Bondage: indica la costrizione del corpo del partner, la sua immobilizzazione, e tutti gli atti che tendono a ridurne temporaneamente la libertà attraverso corde, foulard o altri oggetti.
D o Discipline: è la pratica dell'obbedienza, l'insieme di regole che il dominante dà al sottomesso per regolare il loro rapporto.
D/s o Domination/submission: indica la cessione ( volontaria, temporanea e revocabile) del potere decisionale di un dei due partner (sub) all'altro (Dom). Gli anglofoni utilizzano il termine Total Power Exchance - TPE (Totale Scambio di Potere) per definire questo processo.
S/m o Sadism/ masochism: al di là di tutte le varie implicazioni che questi termini di derivazione letteraria hanno avuto in ambito filosofico e psicologico, questa dicotomia indica comunemente la rierca del piacere attraverso il dolore, inferto (sadismo) o subìto (masochismo).
Storicamente alcuni importanti voci psicanalitiche interpretano il BDSM come evidenza di una condizione psicopatologica sottostante, con radici in precoci esperienze traumatiche (Storolow, 1975; Valenstein, 1973) nel fallito raggiungimento di tappe evolutive ed in conflitti infantili irrisolti (Blum, 1976). In controtendenza agli studi psicoanalitici, Wismeijer e Van Assen hanno pubblicato i risultati di una recente ricerca (maggio 2013), volta ad indagare le caratteristiche psicologiche dei soggetti che praticano il BDSM. Dai risultati della ricerca emerge che le caratteristiche della sessualità bondage non permettano di ipotizzare la presenza di un nuclei patologico sottostante di per sé, ma che possano essere interpretate in primis come scelte ludiche e ricreative da parte della persona. 

martedì 10 maggio 2016

NE VALE LA PENA?



Questa è la domanda che molti si pongono, guardando ai propri progetti e dubitando del loro valore; e anche lo stesso atteggiamento di chi giudica in modo pessimistico fatti, persone o situazioni che invece potrebbero rivelarsi estremamente vantaggiosi per la condotta stabilita dalla persona, se visti sotto un'altra luce.
Ecco il parere di Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes:
Nulla è piccolo
per una grande mente.

Vale anche per porre le seguenti questioni: perchè trascurare le piccole cose della vita, inseguendo il miraggio di altre cose che sembrano le uniche degne di essere prese sul serio? Perchè chiudere gli occhi sui minimi segnali che in tante situazioni possono contenere le informazioni di cui abbiamo bisogno e che invece cerchiamo altrove?


Dr. Alessandra Saglimbene




Bibliografia

Rampin M., 2007, Dì la cosa giusta. Aforismi per una comunicazione efficace, Ponte alle Grazie Milano

venerdì 6 maggio 2016

LE PERVERSIONI MINORI

Il mondo non è diviso in pecore e capre.
Non tutte le cose sono bianche o nere.
È alla base della tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte.
Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto.”
(A. C. Kinsey)




Le parafilie o, più comunemente, perversioni, sono da sempre oggetto di profondo interesse.
Ciò che distingue una perversione è la sua qualità di fissità, ovvero la sua caratteristica di assolutezza. Il soggetto che ne è vittima non ha alternative al fine di raggiungere la soddisfazione del suo impulso sessuale, che si manifesta alla stregua di una ossessione di tipo compulsivo della quale non ha alcuna consapevolezza.
Solitamente il soggetto parafiliaco non comunica all'altro le proprie intenzioni, le proprie emozioni ed i propri sentimenti, ma li impone.
Accanto alle perversioni classiche (o maggiori) più frequentemente conosciute (esibizionismo, sadismo, masochismo, voyeurismo, ecc.), l'ultima versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali stilata dall'America Psychiatric Association nel 2014 (DSM-5), identifica le cosiddette perversioni "minori" incluse nella categoria disturbo parafilico con altra specificazione:: la scatologia telefonica (telefonate oscene), la coprofilia (feci), l'urofilia (urine), la clismafilia (clisteri), la necrofilia (cadaveri), ne sono solo alcuni esempi.

martedì 3 maggio 2016

IPOTESI



Il pensatore (Le penseur).
Artista: Auguste Rodin.
Musée Rodin, Parigi.
Data: 1880-1902

A volte ci si perde dietro catene di pensieri che ci paralizzano per paura o, al contrario, ci cullano in sogni sterili: spesso ciò deriva dal prendere per vere quelle che sono solo nostre speculazioni all'insegna del "se".
Se farò questo, allora il mio compagno/a risponderà così (quindi è meglio non fare nulla); se continuerò a giocare al lotto con questo metodo, finirò per vincere una grossa somma (quindi è meglio non mollare proprio adesso, e/o impegnare tempo e soldi in questa "attività"), eccetera.
Se il detto popolare ci insegna che con i "se" non si fa molta strada, un modo più incisivo, ancorché laconico, per dire la stessa cosa è proposto da un episodio storico (non è propriamente un aforisma, ma si deve saper cambiare i propri schemi).
Filippo il Macedone, prima di dare battaglia contro Sparta, nel tentativo di indurre gli avversari ad arrendersi senza ingaggiare lo scontro, invia loro un messaggio perentorio al quale gli spartani rispondono alla loro maniera.
Lo scambio di battute è davvero degno di essere menzionato:

Filippo II: Se entrerò nella regione, raderò al suolo Sparta.
Spartani: Se.



Dr. Alessandra Saglimbene


Bibliografia

M. Rampin, 2007, Dì la cosa giusta, Ponte alle Grazie, Milano.
M. Rampin, 2008, Il grano e la zizzania, Ponte alle Grazie, Milano.



venerdì 29 aprile 2016

SAPERE

Sapere è a volte rischioso.
Più ci si spinge in là con la riflessione e la conoscenza delle cose, più bisogna essere forti per sopportarne le conseguenze: alcuni diventano cinici, altri rifiutano di proseguire, memori dell'ammonimento delle Scritture secondo cui "poiché la conoscenza provoca dolore, chi aumenta la conoscenza aumenta il dolore".
Anche la conoscenza di se stessi è raramente immune dalla scoperta di aspetti che avremmo preferito ignorare.
Tuttavia, gli effetti collaterali della conoscenza si minimizzano se si conoscono in anticipo. 
Ecco perché conviene sapere fin dall'inizio, come dice Goethe,




Dove c'è molta luce,
l'ombra è più nera.


Dr. Alessandra Saglimbene

Bibliografia

M. Rampin, 2012,  Dì la cosa giusta, Ponte alle Grazie, Milano.

martedì 26 aprile 2016

LE CATENE DEL PIACERE ovvero " NON RIESCO A SMETTERE"

Il meccanismo che alimenta le continue frustrazioni di chi vuole smettere qualche comportamento fondato sul piacere è semplice ma terribile: è proprio il voler smettere a determinare la persistenza del desiderio. Paradossalmente, basterebbe smettere di voler smettere, per raffreddare notevolmente l'intera faccenda. 
In altre parole, è proprio l'alone del "proibito" a rendere appetitoso quel comportamento.
Un modo efficace per introdurre questa nuova prospettiva (che non si ottiene ovviamente in pochi istanti) è quella di 

Smettere di voler smettere
(e stare a vedere che cosa succede)



Dr. Alessandra Saglimbene



Bibliografia

M. Rampin, 2008, Il grano e la zizzania, PONTE alle Grazie, Milano.

venerdì 22 aprile 2016

LA PERDITA INSANABILE ovvero "NON MI SO RASSEGNARE"

Il problema, così posto, è senza soluzione.
Infatti il concetto di "rassegnazione" pone limiti che esso stesso impedisce di superare: non ci si può rassegnare volontariamente, come non si può decidere di prendere sonno all'istante. La rassegnazione è l'effetto di processi più o meno lunghi, ma sempre in gran parte inconsci. Quindi, non è utile puntare alla rassegnazione.
Conviene, piuttosto, riflettere che 

Ci sono solo due strade:
vivere senza X e male,
oppure vivere meglio che si può nonostante la perdita di X.





Dr. Alessandra Saglimbene

martedì 19 aprile 2016

CUORI DIFFICILI ovvero "NON TROVO IL PARTNER GIUSTO PER ME"

In effetti, non si trova la persona giusta: nessuno la trova. Si trovano persone momentaneamente giuste, e da lì in poi si costruiscono relazioni giuste (che funzionano) o non giuste (che non funzionano).
La chiave, dunque, è rinunciare all'idea che il partner giusto esista "la fuori", e che il problema consista nel fatto che "non la troviamo".
Dipende da entrambi i partner fare sì che la relazione funzioni.


Non si trova il partner giusto:
lo si costruisce.











Dr. Alessandra Saglimbene





Bibliografia

M. Rampin, 2008,  Il grano e la zizzania, Ponte alle Grazie, Milano.