venerdì 16 dicembre 2011

GENITORI NON SI NASCE... EDUCATORI SI DIVENTA!

Nessuna famiglia può appendere il cartello “Qui non ci sono problemi” (Proverbio cinese)

La frase “genitori non si nasce” letteralmente definisce un elemento di fatto mentre in senso figurato viene usata per indicare la percezione a volte disarmante di non aver elementi che orientino e sostengano nel ruolo di “guida”.

L’essere genitori implica un forte legame con la relazionalità (non esiste genitore senza figlio!) e parlare di genitorialità ci porta a parlare di relazioni (Malagoli Togliatti e Tafà, 2005), ma prima ancora che con i figli ci si relaziona con le proprie aspettative e “idealizzazioni”, come ad esempio “I miei figli saranno...” “Io da padre/madre farò/non farò questo”, che portano in sé le tracce della nostra storia vissuta e che rappresentano gli orizzonti dei sogni ancora da vivere.

Nel momento in cui si mette al mondo il primo figlio non solo ci si apre ad una nuova complessità, rappresentata nel senso comune dalla frase “metter su famiglia”, ma per la prima volta si acquisisce il titolo di “madre” o “padre”, quindi genitore, “colui che procrea”. E da quel momento si materializzano le ricchezze e le difficoltà del mestiere di genitore.

Talvolta, dietro “genitori non si nasce” c’è l’ammissione di “imperfezione” dell’essere genitori, ma è opportuno ricordare che “per una buona educazione dei propri figli, non bisogna cercare di essere perfetti, né tanto meno aspettarsi che lo siano, o che lo diventino, i nostri figli. [...] È invece alla portata di tutti essere genitori passabili, vale a dire genitori che educano bene i figli (Bettelheim, 1987).

Il porsi domande educative, il mettere in dubbio (non patologico) le proprie “tentate soluzioni” quando si dimostrano fallimentari, aldilà delle nostre buone intenzioni, è utile e funzionale ad una crescita comune laddove la famiglia viene definita come un sistema allevante il cui obiettivo principale è quello di guidare le giovani generazioni nel loro sviluppo (Minuchin,1974).
                                                    Francesca Moccia

 Riferimenti bibliografici
 Bettelheim, B. (1987). Un genitore quasi perfetto. Milano: Feltrinelli.
 Malagoli Togliatti, M. e Tafà, M. (2005). Gli interventi sulla genitorialità nei nuovi centri per le famiglie. Milano: Franco Angeli.
 Minuchin, S. (1974). Famiglie e terapia della famiglia. Roma: Astrolabio.

1 commento:

  1. Sono del parere che il "mestiere" del genitore è il più difficile fra gli altri poichè, da un momento all'altro, ci si ritrova ad essere il primo punto di riferimento dei nostri cuccioli, pertanto siamo combattuti fra ciò che si vorrebbe fare e ciò che si "dovrebbe" fare, sia per la famiglia nel senso più generale del termine sia per lo sviluppo morale e intellettuale del bambino. Trovo che sia fondamentale un approccio sereno e amorevole nell'educazione dei figli, evitando di intasare ogni gesto quotidiano di teorie psicopedagogiche, tuttavia non bisogna perderle assolutamente di vista affinchè fungano da linee guida per un'educazione sana e soprattutto coerente nel tempo. La collaborazione e il dialogo nella coppia è ciò che struttura nel profondo la famiglia, un costante scambio di idee con il partner e la definizione di un obiettivo comune, favorisce sia una crescita della coppia sia una sana educazione dei pargoli.

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