Blog psicologico puntato verso il mondo e la scoperta della psiche. Uno spazio che proietta un passaggio tra emozioni, pensieri e comportamenti.
venerdì 29 luglio 2016
venerdì 13 maggio 2016
BDSM
L'immaginazione
sessuale è illimitata
quanto
a prospettiva e a forza metaforica
e
non potrà mai essere davvero repressa (...)
Specialmente
adesso che il sesso sta diventando
sempre
più un'azione concettuale, intellettualizzata,
lontana
sia dall'affetto che dalla fisiologia,
si
devono tenere ben presenti i meriti delle perversioni sessuali".
(Ballard,
J.G., La
mostra delle atrocità)
Nato
negli Stati Uniti intorno al 1985, il BDSM nel suo insieme raccoglie
centinaia di differenti pratiche e situazioni erotiche in cui un
partner si abbandona alla volontà e alle fantasie dell'altro. BDSM
rappresenta la fusione di quattro acronimi,:
Bd
o Bondage:
indica la costrizione del corpo del partner, la sua immobilizzazione,
e tutti gli atti che tendono a ridurne temporaneamente la libertà
attraverso corde, foulard o altri oggetti.
D
o Discipline:
è la pratica dell'obbedienza, l'insieme di regole che il dominante
dà al sottomesso per regolare il loro rapporto.
D/s
o Domination/submission:
indica la cessione ( volontaria, temporanea e revocabile) del potere
decisionale di un dei due partner (sub) all'altro (Dom). Gli
anglofoni utilizzano il termine Total Power Exchance - TPE (Totale
Scambio di Potere) per definire questo processo.
S/m
o Sadism/ masochism:
al di là di tutte le varie implicazioni che questi termini di
derivazione letteraria hanno avuto in ambito filosofico e
psicologico, questa dicotomia indica comunemente la rierca del
piacere attraverso il dolore, inferto (sadismo) o subìto
(masochismo).
Storicamente
alcuni importanti voci psicanalitiche interpretano il BDSM come
evidenza di una condizione psicopatologica sottostante, con radici in
precoci esperienze traumatiche (Storolow, 1975; Valenstein, 1973) nel
fallito raggiungimento di tappe evolutive ed in conflitti infantili
irrisolti (Blum, 1976). In
controtendenza agli studi psicoanalitici, Wismeijer e Van Assen hanno
pubblicato i risultati di una recente ricerca (maggio 2013), volta ad
indagare le caratteristiche psicologiche dei soggetti che praticano
il BDSM. Dai
risultati della ricerca emerge che le caratteristiche della
sessualità bondage
non
permettano di ipotizzare la presenza di un nuclei patologico
sottostante di per sé, ma che possano essere interpretate in primis
come scelte ludiche e ricreative da parte della persona.
martedì 10 maggio 2016
NE VALE LA PENA?
Questa
è la domanda che molti si pongono, guardando ai propri progetti e
dubitando del loro valore; e anche lo stesso atteggiamento di chi
giudica in modo pessimistico fatti, persone o situazioni che invece
potrebbero rivelarsi estremamente vantaggiosi per la condotta stabilita
dalla persona, se visti sotto un'altra luce.
Ecco
il parere di Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes:
Nulla
è piccolo
per
una grande mente.
Vale
anche per porre le seguenti questioni: perchè trascurare le piccole
cose della vita, inseguendo il miraggio di altre cose che sembrano le
uniche degne di essere prese sul serio? Perchè chiudere gli occhi sui
minimi segnali che in tante situazioni possono contenere le
informazioni di cui abbiamo bisogno e che invece cerchiamo altrove?
Dr.
Alessandra Saglimbene
Bibliografia
Rampin
M., 2007, Dì
la cosa giusta. Aforismi per una comunicazione efficace,
Ponte alle Grazie Milano
venerdì 6 maggio 2016
LE PERVERSIONI MINORI
“Il
mondo non è diviso in pecore e capre.
Non
tutte le cose sono bianche o nere.
È
alla base della tassonomia che la natura raramente ha a che fare con
categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca
di forzare i fatti in gabbie distinte.
Il
mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto.”
(A.
C. Kinsey)
Le
parafilie o, più comunemente, perversioni, sono da sempre oggetto di
profondo interesse.
Ciò
che distingue una perversione è la sua qualità di fissità, ovvero
la sua caratteristica di assolutezza. Il soggetto che ne è vittima
non ha alternative al fine di raggiungere la soddisfazione del suo
impulso sessuale, che si manifesta alla stregua di una ossessione di
tipo compulsivo della quale non ha alcuna consapevolezza.
Solitamente
il soggetto parafiliaco non comunica all'altro le proprie intenzioni,
le proprie emozioni ed i propri sentimenti, ma li impone.
Accanto
alle perversioni classiche (o maggiori) più frequentemente
conosciute (esibizionismo, sadismo, masochismo, voyeurismo, ecc.),
l'ultima versione del Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali
stilata dall'America Psychiatric Association nel 2014 (DSM-5),
identifica le cosiddette perversioni "minori" incluse nella
categoria disturbo
parafilico con altra specificazione::
la scatologia telefonica (telefonate oscene), la coprofilia (feci),
l'urofilia (urine), la clismafilia (clisteri), la necrofilia
(cadaveri), ne sono solo alcuni esempi.
martedì 3 maggio 2016
IPOTESI
Se
farò questo, allora il mio compagno/a risponderà così (quindi è
meglio non fare nulla); se continuerò a giocare al lotto con questo
metodo, finirò per vincere una grossa somma (quindi è meglio non
mollare proprio adesso, e/o impegnare tempo e soldi in questa
"attività"), eccetera.
Se
il detto popolare ci insegna che con i "se" non si fa molta
strada, un modo più incisivo, ancorché laconico, per dire la stessa
cosa è proposto da un episodio storico (non è propriamente un
aforisma, ma si deve saper cambiare i propri schemi).
Filippo
il Macedone, prima di dare battaglia contro Sparta, nel tentativo di
indurre gli avversari ad arrendersi senza ingaggiare lo scontro,
invia loro un messaggio perentorio al quale gli spartani rispondono
alla loro maniera.
Lo
scambio di battute è davvero degno di essere menzionato:
Filippo
II:
Se entrerò nella regione, raderò al suolo Sparta.
Spartani:
Se.
Dr.
Alessandra Saglimbene
Bibliografia
M.
Rampin, 2007, Dì
la cosa giusta,
Ponte alle Grazie, Milano.
M.
Rampin, 2008, Il
grano e la zizzania,
Ponte alle Grazie, Milano.
venerdì 29 aprile 2016
SAPERE
Sapere è a volte rischioso.
Più ci si spinge in là con la riflessione e la conoscenza delle cose, più bisogna essere forti per sopportarne le conseguenze: alcuni diventano cinici, altri rifiutano di proseguire, memori dell'ammonimento delle Scritture secondo cui "poiché la conoscenza provoca dolore, chi aumenta la conoscenza aumenta il dolore".
Anche la conoscenza di se stessi è raramente immune dalla scoperta di aspetti che avremmo preferito ignorare.
Tuttavia, gli effetti collaterali della conoscenza si minimizzano se si conoscono in anticipo.
Ecco perché conviene sapere fin dall'inizio, come dice Goethe,
Dove c'è molta luce,
l'ombra è più nera.
Dr. Alessandra Saglimbene
Bibliografia
M. Rampin, 2012, Dì la cosa giusta, Ponte alle Grazie, Milano.
martedì 26 aprile 2016
LE CATENE DEL PIACERE ovvero " NON RIESCO A SMETTERE"
Il meccanismo che alimenta le continue frustrazioni di chi vuole smettere qualche comportamento fondato sul piacere è semplice ma terribile: è proprio il voler smettere a determinare la persistenza del desiderio. Paradossalmente, basterebbe smettere di voler smettere, per raffreddare notevolmente l'intera faccenda.
In altre parole, è proprio l'alone del "proibito" a rendere appetitoso quel comportamento.
Un modo efficace per introdurre questa nuova prospettiva (che non si ottiene ovviamente in pochi istanti) è quella di
Smettere di voler smettere
(e stare a vedere che cosa succede)
Dr. Alessandra Saglimbene
Bibliografia
M. Rampin, 2008, Il grano e la zizzania, PONTE alle Grazie, Milano.
venerdì 22 aprile 2016
LA PERDITA INSANABILE ovvero "NON MI SO RASSEGNARE"
Il problema, così posto, è senza soluzione.
Infatti il concetto di "rassegnazione" pone limiti che esso stesso impedisce di superare: non ci si può rassegnare volontariamente, come non si può decidere di prendere sonno all'istante. La rassegnazione è l'effetto di processi più o meno lunghi, ma sempre in gran parte inconsci. Quindi, non è utile puntare alla rassegnazione.
Conviene, piuttosto, riflettere che
Ci sono solo due strade:
vivere senza X e male,
oppure vivere meglio che si può nonostante la perdita di X.
Dr. Alessandra Saglimbene
martedì 19 aprile 2016
CUORI DIFFICILI ovvero "NON TROVO IL PARTNER GIUSTO PER ME"
In effetti, non si trova la persona giusta: nessuno la trova. Si trovano persone momentaneamente giuste, e da lì in poi si costruiscono relazioni giuste (che funzionano) o non giuste (che non funzionano).
La chiave, dunque, è rinunciare all'idea che il partner giusto esista "la fuori", e che il problema consista nel fatto che "non la troviamo".
Dipende da entrambi i partner fare sì che la relazione funzioni.
Non si trova il partner giusto:
lo si costruisce.
Dr. Alessandra Saglimbene
Bibliografia
M. Rampin, 2008, Il grano e la zizzania, Ponte alle Grazie, Milano.
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