"Non si può insegnare la verità...
il paradosso dei paradossi è che
il contrario della verità è ugualmente vero".
H. Hesse
PARADOSSO
Definizione: E'
una contraddizione logica che spiazza il paziente, poiché in una
stessa comunicazione sono presenti due messaggi contraddittori. In
psicoterapia viene spesso utilizzato attraverso la prescrizione della
resistenza e/o del sintomo. Il paziente in seguito ad una
comunicazione prescrittiva paradossale di trova nella posizione di
seguire le indicazioni del terapeuta, e quindi assecondarlo, o non
seguirle e quindi sbloccare la sintomatologia.
Elementi: aggirare
le resistente, utilizzando una prescrizione che prevede che in
qualsiasi caso il soggetto faccia qualcosa a favore del suo
benessere, nella direzione del lavoro di terapia e quindi della
risoluzione del problema.
Procedure correlate:
doppio legame, prescrizione del sintomo, linguaggio suggestivo,
illusione d'alternativa.
Applicazione:
Disturbi d'ansia, attacchi di panico, disturbi dell'alimentazione,
disturbi sessuologici, ipocondria, coppia, depressioni secondarie
reattive.
Primo impiego: C.G.Jung 1921, Milton Erikson 1956
Caso clinico:
Viene nel
mio studio, in seguito all'invio del suo medico curante, un uomo di
circa 40 anni che improvvisamente, dopo un periodo di stress, aveva
sviluppato la certezza di essere gravemente malato di cuore.
L'uomo è assolutamente convinto di avere ormai poco da vivere. Ovviamente prima di rivolgersi a me il suo medico gli aveva fatto fare tutti gli accertamenti possibili, ma tutti i controlli medici avevano dato esito negativo, il signore sembrava godere di ottima salute. Nessun controllo medico era riuscito a rassicurarlo. Anzi si era convinto che il suo disturbo si manifestasse in una qualche forma rara difficile da identificare. Vedo l'uomo che mi racconta i suo timori, ne parliamo approfonditamente per due sedute, alla terza mi dimostro pienamente d’accordo con lui affermando la mia convinzione che nessuno può sapere cosa succede nel nostro organismo.. Ognuno di noi è in grado di riconoscere sintomi non evidenti a nessun controllo medico. Il paziente si sente finalmente capito. Gli chiedo se ha preso seri provvedimenti per evitare noie alla famiglia dopo la sua morte. Ovviamente non aveva fatto nulla. Allora lo rimprovero e gli chiedo di comportarsi come un padre serio e protettivo, quindi gli indico di stipulare una polizza assicurativa a favore dei figli ancora piccoli, affinché possano studiare, continuare gli studi quando lui non ci sarà più, gli chiedo di risolvere ogni bega con eventuale eredità e ovviamente di scrivere un testamento. Il paziente esce dal mio studio assolutamente sollevato dall'essere stato finalmente capito da qualcuno e sapere finalmente cosa fare. La seduta successiva lo vedo sorridente e tranquillo. Mi racconta di essere andato subito verso un'assicurazione per informarsi sulle eventuali polizze da stipulare, dopo avere fatto questo si è diretto a casa, seduto alla sua scrivania, presa carta e penna, si era seriamente dedicato alla stesura del testamento. Solo dopo avere già scritto grossa parte del testamento si era reso conto dell'assurdo di quello che stava facendo e per la prima volta aveva capito di non avere assolutamente nulla. In realtà se fosse uscito dal mio studio senza portare a termine i compiti da me richiesti avrebbe dovuto riconoscere di non essere moribondo e se lo avesse fatto avrebbe finito con il rendersi conto dell'assurdità di quello che stava facendo.
L'uomo è assolutamente convinto di avere ormai poco da vivere. Ovviamente prima di rivolgersi a me il suo medico gli aveva fatto fare tutti gli accertamenti possibili, ma tutti i controlli medici avevano dato esito negativo, il signore sembrava godere di ottima salute. Nessun controllo medico era riuscito a rassicurarlo. Anzi si era convinto che il suo disturbo si manifestasse in una qualche forma rara difficile da identificare. Vedo l'uomo che mi racconta i suo timori, ne parliamo approfonditamente per due sedute, alla terza mi dimostro pienamente d’accordo con lui affermando la mia convinzione che nessuno può sapere cosa succede nel nostro organismo.. Ognuno di noi è in grado di riconoscere sintomi non evidenti a nessun controllo medico. Il paziente si sente finalmente capito. Gli chiedo se ha preso seri provvedimenti per evitare noie alla famiglia dopo la sua morte. Ovviamente non aveva fatto nulla. Allora lo rimprovero e gli chiedo di comportarsi come un padre serio e protettivo, quindi gli indico di stipulare una polizza assicurativa a favore dei figli ancora piccoli, affinché possano studiare, continuare gli studi quando lui non ci sarà più, gli chiedo di risolvere ogni bega con eventuale eredità e ovviamente di scrivere un testamento. Il paziente esce dal mio studio assolutamente sollevato dall'essere stato finalmente capito da qualcuno e sapere finalmente cosa fare. La seduta successiva lo vedo sorridente e tranquillo. Mi racconta di essere andato subito verso un'assicurazione per informarsi sulle eventuali polizze da stipulare, dopo avere fatto questo si è diretto a casa, seduto alla sua scrivania, presa carta e penna, si era seriamente dedicato alla stesura del testamento. Solo dopo avere già scritto grossa parte del testamento si era reso conto dell'assurdo di quello che stava facendo e per la prima volta aveva capito di non avere assolutamente nulla. In realtà se fosse uscito dal mio studio senza portare a termine i compiti da me richiesti avrebbe dovuto riconoscere di non essere moribondo e se lo avesse fatto avrebbe finito con il rendersi conto dell'assurdità di quello che stava facendo.
Dr. Lucia Rosa Cantafio
Riferimenti:
Bateson G., Jackson D.D., Haley J., Weakland J.H. (1956) Verso una teoria della schizofrenia, Astrolabio, Roma (1979).
Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G., (2003) Paradosso e Contropradosso, Raffaello Cortina, Milano.
Haley J., (1977) Le strategie della psicoterapia, Sansoni Editore, Firenze.
Nardone G., (2008) Solcare il mare all'insaputa del cielo, Ponte alle Grazie, Firenze.
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